Palazzo Cardinal Cesi, a due passi dal Vaticano, ospiterà dall’8 al 12 ottobre 2018, una mostra particolare:
“Cross in Fire” – La croce nel fuoco. La vita, la sofferenza, il terrore e la
distruzione toccati in sorte alle diverse comunità del Medio Oriente questa
volta vengono presentati non attraverso le telecamere e le notizie dei media
occidentali, ma dall’ottica delle vittime stesse.
Gli oggetti esposti alla mostra non sono solo dei
cimeli, ma alcune possono considerarsi delle vere reliquie, offerti dagli
interessati: oggetti e libri sacri e paramenti liturgici danneggiati, frammenti
di pietre dalle chiese devastate, effetti personali di vittime innocenti degli
attentati.
L’obiettivo però non è quello di offrire ai
visitatori delle scene raccapriccianti. La mostra vuole piuttosto aiutare,
anche con l’ausilio di accurate spiegazioni, a rafforzare la consapevolezza che
le radici cristiane della civiltà occidentale si trovano in Medio Oriente, e se
venissero estirpate tutta la civiltà umana ne rimarrebbe sconvolta.
Cristiani
allo stremo
All’inizio del XX secolo i cristiani medio
orientali furono partecipanti attivi dei processi politici e sociali. Nel 1920
in Siria un terzo della popolazione era cristiana, mentre nel 2011 la loro
proporzione è scesa al 5-8%. Dopo l’esplosione di guerra in Siria si possono
solo stimare i numeri dei cristiani rimasti nel paese. Il declino è molto
tragico in Iraq dove il loro numero è ridotto dai 1,5 milioni del 2003, ai 250
mila di oggi. Nonostante l’apparente vitalità, la comunità cristiana d’Egitto, di
10 milioni di persone, è pure gravemente minacciata dagli attacchi
terroristici.
Mostra Cross-in-Fire (foto: Museo Nazionale Ungherese) |
Lo scopo
del jihadismo – umiliazione e persecuzione
Non si possono identificare le organizzazioni estremiste
jihadiste con i musulmani in generale. L’ISIS e altri gruppi radicali hanno
però l’obiettivo di creare uno stato organizzato sulla base del diritto islamico,
e secondo loro la violenza non è solo necessaria per la salvezza ma è
addirittura un obbligo religioso.
„…siamo
associati all’occidente”
La
propaganda jihadista tipica identifica i cristiani con i crociati medievali e
con l’Occidente ateo e senza religione. I jihadisti sostengono che i cristiani medio
orientali sono discendenti dei crociati e agenti infiltrati dell’Occidente “ateo”
e “infedele”. L’obiettivo di lungo termine è di estirpare la civiltà cristiana da
tutto il mondo, e così questi attacchi fanno parte di una battaglia
apocalittica. Ciò spiega perché gli attentati puntano soprattutto ai cristiani del
Medio Oriente.
Mostra Cross-in-Fire (foto: Museo Nazionale Ungherese) |
La distruzione non rispetta niente e nessuno: oltre
all’eliminazione di monumenti antichi i jihadisti hanno rovinato e distrutto
beni architettonici cristiani e precristiani insostituibili, come tombe di
santi, dipinti, chiese, conventi e altri luoghi santi. Spesso questi monumenti furono
per secoli dei simboli anche della locale coesistenza pacifica dei cristiani e
musulmani e la loro perdita è ancor più dolorosa.
Conseguenze:
fuga ed esilio
Come conseguenza degli attacchi e delle atrocità
l’emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente si svolge già da decenni, e con
loro la cultura cristiana potrebbe sparire per sempre da questa regione. L’esodo
dei cristiani cominciò già nel 1915 e nell’ultimo secolo centinaia di migliaia
di loro si sono trasferiti in Europa, in America e in Australia. I conflitti
dell’ultimo decennio e mezzo hanno accentuato questo processo e molti cristiani
ora vivono da rifugiati e sono doppiamente vulnerabili, a causa della loro
religione.
Il futuro:
sforzi e speranze
La persecuzione dei cristiani medio orientali sta
suscitando un’eco sempre maggiore nel mondo. Bisogna essere consapevoli che la
perdita del cristianesimo in Medio Oriente sarà un grave danno per l’intera umanità.
Ci sono ormai diverse iniziative che aiutano i cristiani a rimanere o a
ritornare nella loro terra d’origine.
In questo contesto si inseriscono le politiche del
Governo ungherese: nel 2016 ha istituito il Segretariato di Stato per l’Aiuto
ai Cristiani Perseguitati con lo scopo di fornire aiuti umanitari, favorire la
ricostruzione e lo sviluppo delle comunità colpite, ma anche di sensibilizzare
l’opinione pubblica internazionale. È stata, inoltre, creata una borsa di studio
per i giovani cristiani del Medio Oriente, offrendo loro la possibilità di
studiare nelle diverse università ungheresi.
La
mostra “Cross in Fire” è stata realizzata dal Museo Nazionale Ungherese, in
collaborazione con diversi istituti di ricerca ungheresi, con il sostegno della
Segreteria di Stato per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati e presentata prima a Budapest,
poi a Washington e a New York.
Palazzo Cardinal Cesi (Via della Conciliazione 51), ore 11-19 - ingresso libero
Per visite guidate: ungheriasantasede@gmail.com
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