Oltre trecento persone provenienti da 32 paesi hanno
partecipato a Budapest ad un convegno di due giorni sul tema dell’aiuto ai cristiani perseguitati. I capi religiosi di una decina di chiese cristiane
hanno portato la propria testimonianza, tra altri il Patriarca siro-ortodosso
di Antiochia, Ignazio Efrem II,
il Patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio
Youssef III Younan, Mons. Basan Matti Warda arcivescovo della Chiesa
Caldea, nonché Hilarion Alfeev, metropolita di Volokolamsk e presidente
del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.
La “Consultazione internazionale sulla persecuzione deicristiani – Soluzioni adeguate per una crisi a lungo dimenticata” è stata
organizzata dal Ministero delle Risorse Umane ungherese il 12-13 ottobre, primo
evento di questo genere realizzata su iniziativa governativa. Ad inaugurare il
convegno è stato, da parte ecclesiale, Mons. András Veres, presidente della
Conferenza Episcopale Ungherese e da parte statale il Primo Ministro Viktor
Orbán. Tra i relatori, oltre ai capi religiosi, figuravano Jan Figel, inviato
speciale della Commissione Europea per la promozione della libertà di
religione e l’eurodeputato György
Hölvényi, co-presidente
del Servizio per il dialogo interreligioso e le attività interculturali del Partito
Popolare Europeo, il Vice-Primo Ministro ungherese Zsolt Semjén e il Ministro
degli esteri Péter Szijjártó. Hanno arricchito la conferenza internazionale con
la loro testimonianza alcuni studenti
dall’Iraq, dalla Nigeria e dall’Egitto che studiano in Ungheria con la borsa di
studio governativa.
Mons. Veres ha richiamato l’attenzione sulle parole di
Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20) – per un
cristiano non sono sconosciute queste parole, infatti i cristiani perseguitati
nel mondo vengono offesi ripetutamente nella loro dignità, nella loro identità,
nella loro esistenza cristiana. L’incoraggiamento di Gesù, cioè “Beati i
perseguitati per motivi di giustizia, perché loro è il regno dei
cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia” ha dato e tuttora dà la
forza ai cristiani di resistere alle persecuzioni. Negli ultimi duemila anni i potenti
non sono riusciti a capire che le persecuzioni non indeboliscono ma rafforzano
la Chiesa di Cristo, e noi abbiamo la speranza che le persecuzioni di oggi in
Africa, in Europa o in Medio Oriente, serviranno ancora una volta a rafforzare
la Chiesa. Gli ungheresi possono immedesimarsi con i fratelli cristiani
perseguitati, infatti, l’invasione dei tartari, l’occupazione turca e
l’oppressione sovietica, hanno duramente provato il cristianesimo in Ungheria.
Attraverso l’esperienza dei secoli possiamo non solo capire ma soffrire
insieme, cioè provare la “compassione” nel nostro cuore con i fratelli
cristiani perseguitati – ha spiegato Mons. Veres.
Nel suo discorso il presidente della Conferenza
Episcopale Ungherese ha richiamato l’attenzione su fenomeni preoccupanti nei
confronti dei cristiani in Europa. Si tratta non solo dei casi eclatanti di
violenza come l1uccisione del sacerdote in Francia, ma anche di fenomeni di
insulto alla fede cristiana giorno dopo giorno: togliere i simboli cristiani,
schernire i sentimenti religiosi o gli oggetti sacri, oppure attaccare, nel
nome dei “media indipendenti”, le persone che hanno un’opinione diversa.
Quest’atteggiamento può portare a un odio forte, persino sanguinoso. Le
manifestazioni contro i cristiani non mancano neanche in Ungheria – ha detto
Mons. Veres. Il coraggio dei cristiani in Medio Oriente ci stupisce e ci porta
di fare un esame di coscienza. Ci chiede di domandare: noi quanto siamo pronti a
soffrire o perfino a morire per la nostra fede? Le iniziative, come questa
conferenza, aiutano a sensibilizzare la società su questo problema grave della
nostra epoca, cioè prestare attenzione alla persecuzione dei cristiani nel
mondo e all’odio sempre più forte verso i cristiani.
Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán nel suo
discorso ha affermato che, dopo aver ascoltato i diversi capi delle Chiese dell’Africa
e del Medio Oriente, il governo ungherese intende e intenderà aiutare i
cristiani iracheni, siriani e nigeriani per poter tornare nella loro patria.
Dobbiamo riconoscere che oggi la religione più perseguitata nel mondo è quella
cristiana. L’Ungheria è un paese stabile e vuole prendere la difesa dei
perseguitati, destinando gli aiuti dove ce n’è bisogno.
Il Ministro delle Risorse Umane Zoltán Balog, ricordando
il quinto centenario della Riforma Protestante, ha ripetuto l’importanza della
collaborazione di tutti i cristiani: dobbiamo lavorare insieme per il bene dell’umanità.
Secondo l’On. György Hölvényi, co-presidente del Servizio per il dialogo interreligioso e le attività
interculturali del Partito Popolare Europeo, i politici europei non hanno
ancora capito bene: i capi delle chiese perseguitate ci dicono che i cristiani
vogliono vivere nella loro terra, dove sono stati battezzati. L’indifferenza ci
impedisce di vedere che la catastrofe in Medio Oriente riguarda le radici del
cristianesimo.
Il metropolita Hilarion, in
rappresentanza del Patriarcato di Mosca, ripercorrendo la situazione dei
cristiani in Siria e Iraq, nonché le iniziative già in atto a loro favore ha
indicato come segnale positivo la crescente collaborazione tra le comunità
cristiane a favore dei fratelli perseguitati. Elogiando anche le iniziative
ungheresi ha ribadito che la ulteriore diminuzione della presenza cristiana nel
medio Oriente sarebbe una catastrofe per la civiltà.
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