mercoledì 18 ottobre 2017

A Budapest una consultazione internazionale sui cristiani perseguitati



Oltre trecento persone provenienti da 32 paesi hanno partecipato a Budapest ad un convegno di due giorni sul tema dell’aiuto ai cristiani perseguitati. I capi religiosi di una decina di chiese cristiane hanno portato la propria testimonianza, tra altri il Patriarca siro-ortodosso di Antiochia, Ignazio Efrem II, il Patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignazio Youssef III Younan, Mons. Basan Matti Warda arcivescovo della Chiesa Caldea, nonché Hilarion Alfeev, metropolita di Volokolamsk e presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.

Consultazione internazionale sui cristiani perseguitati - Budapest

La “Consultazione internazionale sulla persecuzione deicristiani – Soluzioni adeguate per una crisi a lungo dimenticata” è stata organizzata dal Ministero delle Risorse Umane ungherese il 12-13 ottobre, primo evento di questo genere realizzata su iniziativa governativa. Ad inaugurare il convegno è stato, da parte ecclesiale, Mons. András Veres, presidente della Conferenza Episcopale Ungherese e da parte statale il Primo Ministro Viktor Orbán. Tra i relatori, oltre ai capi religiosi, figuravano Jan Figel, inviato speciale della Commissione Europea per la promozione della libertà di religione e l’eurodeputato György Hölvényi, co-presidente del Servizio per il dialogo interreligioso e le attività interculturali del Partito Popolare Europeo, il Vice-Primo Ministro ungherese Zsolt Semjén e il Ministro degli esteri Péter Szijjártó. Hanno arricchito la conferenza internazionale con la loro testimonianza alcuni studenti dall’Iraq, dalla Nigeria e dall’Egitto che studiano in Ungheria con la borsa di studio governativa.
Mons. András Veres, presidente della Conferenza Episcopale Ungherese
(Foto: Magyar Kurír)
Mons. Veres ha richiamato l’attenzione sulle parole di Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20) – per un cristiano non sono sconosciute queste parole, infatti i cristiani perseguitati nel mondo vengono offesi ripetutamente nella loro dignità, nella loro identità, nella loro esistenza cristiana. L’incoraggiamento di Gesù, cioè “Beati i perseguitati per motivi di giustizia, perché loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia” ha dato e tuttora dà la forza ai cristiani di resistere alle persecuzioni. Negli ultimi duemila anni i potenti non sono riusciti a capire che le persecuzioni non indeboliscono ma rafforzano la Chiesa di Cristo, e noi abbiamo la speranza che le persecuzioni di oggi in Africa, in Europa o in Medio Oriente, serviranno ancora una volta a rafforzare la Chiesa. Gli ungheresi possono immedesimarsi con i fratelli cristiani perseguitati, infatti, l’invasione dei tartari, l’occupazione turca e l’oppressione sovietica, hanno duramente provato il cristianesimo in Ungheria. Attraverso l’esperienza dei secoli possiamo non solo capire ma soffrire insieme, cioè provare la “compassione” nel nostro cuore con i fratelli cristiani perseguitati – ha spiegato Mons. Veres.
Nel suo discorso il presidente della Conferenza Episcopale Ungherese ha richiamato l’attenzione su fenomeni preoccupanti nei confronti dei cristiani in Europa. Si tratta non solo dei casi eclatanti di violenza come l1uccisione del sacerdote in Francia, ma anche di fenomeni di insulto alla fede cristiana giorno dopo giorno: togliere i simboli cristiani, schernire i sentimenti religiosi o gli oggetti sacri, oppure attaccare, nel nome dei “media indipendenti”, le persone che hanno un’opinione diversa. Quest’atteggiamento può portare a un odio forte, persino sanguinoso. Le manifestazioni contro i cristiani non mancano neanche in Ungheria – ha detto Mons. Veres. Il coraggio dei cristiani in Medio Oriente ci stupisce e ci porta di fare un esame di coscienza. Ci chiede di domandare: noi quanto siamo pronti a soffrire o perfino a morire per la nostra fede? Le iniziative, come questa conferenza, aiutano a sensibilizzare la società su questo problema grave della nostra epoca, cioè prestare attenzione alla persecuzione dei cristiani nel mondo e all’odio sempre più forte verso i cristiani.

Alcuni protagonisti della conferenza
(foto: Magyar Kurír)
Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán nel suo discorso ha affermato che, dopo aver ascoltato i diversi capi delle Chiese dell’Africa e del Medio Oriente, il governo ungherese intende e intenderà aiutare i cristiani iracheni, siriani e nigeriani per poter tornare nella loro patria. Dobbiamo riconoscere che oggi la religione più perseguitata nel mondo è quella cristiana. L’Ungheria è un paese stabile e vuole prendere la difesa dei perseguitati, destinando gli aiuti dove ce n’è bisogno.
Il Ministro delle Risorse Umane Zoltán Balog, ricordando il quinto centenario della Riforma Protestante, ha ripetuto l’importanza della collaborazione di tutti i cristiani: dobbiamo lavorare insieme per il bene dell’umanità.
Secondo l’On. György Hölvényi, co-presidente del Servizio per il dialogo interreligioso e le attività interculturali del Partito Popolare Europeo, i politici europei non hanno ancora capito bene: i capi delle chiese perseguitate ci dicono che i cristiani vogliono vivere nella loro terra, dove sono stati battezzati. L’indifferenza ci impedisce di vedere che la catastrofe in Medio Oriente riguarda le radici del cristianesimo.
Il metropolita Hilarion, in rappresentanza del Patriarcato di Mosca, ripercorrendo la situazione dei cristiani in Siria e Iraq, nonché le iniziative già in atto a loro favore ha indicato come segnale positivo la crescente collaborazione tra le comunità cristiane a favore dei fratelli perseguitati. Elogiando anche le iniziative ungheresi ha ribadito che la ulteriore diminuzione della presenza cristiana nel medio Oriente sarebbe una catastrofe per la civiltà.




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