venerdì 17 marzo 2017

Cittadinanza ungherese a P. Henri Boulad SJ: “Apprezzo la posizione dell’Ungheria sulla difesa dei valori cristiani europei”


Il 16 marzo si è svolta nel Parlamento di Budapest la cerimonia di giuramento di Padre Henri Boulad SJ, il quale ha ricevuto il certificato di cittadinanza ungherese dalle mani del Vice Primo Ministro ungherese Zsolt Semjén.


Padre Henri Boulad (al centro) in occasione del conferimento della cittadinanza
(foto: kormany.hu)
Gesuita alessandrino di origine siriana, Padre Boulad ha chiarito in un’intervista le ragioni che lo hanno portato a richiedere la cittadinanza ungherese.

“Tre sono state le ragioni. Prima di tutto perché apprezzo moltissimo la posizione dell’Ungheria per quanto riguarda la difesa dei valori cristiani europei e la sua posizione sulla crisi migratoria. Considero importantissimo ogni approccio che mira a mantenere la stabilità fisica e morale, nonché l’identità dell’Europa.

In secondo luogo perché sono stato qui tante volte e ho imparato ad amare il paese e gli ungheresi. Al giorno d’oggi in Europa quasi dappertutto si parla male del cristianesimo ad ogni livello, qui invece tantissimi hanno conservato una fede solida e il coraggio di andare controcorrente. È questo che apprezzo molto in voi.

E poi, ha anche un risvolto pratico, avere cioè la cittadinanza europea mi aiuta nel lavoro, potendo girare più liberamente ovunque nel mondo.”

Nel corso dell’intervista Padre Boulad ha riassunto la sua posizione sullo stato attuale della civiltà occidentale e sui rapporti con l’Islam.

“La globalizzazione presente va decisamente male perché vuole cancellare l’identità stessa. E ciò per ragioni economiche e finanziarie. È una partita giocata ai danni delle nazioni e dei paesi, mettendo l’uomo stesso in secondo piano. Non conta la vita di centinaia di migliaia di persone se si tratta per esempio di petrolio o di altri giacimenti preziosi. Questo processo rende impersonale il mondo. E fare tutto questo nel nome della democrazia e dei diritti umani non è altro che bugia e ipocrisia. Anche la libertà di parola va bene solo finché ti adegui alla narrativa liberale, ma se non ci stai allora non sei più un partner uguale. Un buon esempio di questo è l’uso del temine islamofobia. Nel mondo occidentale si ritiene inaccettabile che qualcuno critichi l’islam e viene subito tacciato d’islamofobia. Mentre, al contrario, si va fino in fondo senza alcun controllo se si tratta di criticare il cristianesimo o la Chiesa.”

“Il mondo occidentale è stato divorato da una ideologia, del quale purtroppo neanche la Chiesa è rimasta immune. Quello che oggi chiamiamo politicamente corretto non è altro che un sistema che esalta lo straniero e il multiculturalismo. Con l’intento velato di far perdere la propria identità alla gente. E questo è grave! Perché con gli altri puoi intrattenere un rapporto normale solamente se rimani te stesso e anche l’altro rimane se stesso. Se quest’equilibrio viene a cadere non possiamo più parlare di un dialogo alla pari.”

„A scrivere e a parlare delle modalità del dialogo con l’islam ci sono dei circoli che non conoscono questo mondo dal di dentro. Ai quali però non piace coinvolgere quelli che invece lo conoscono. Così quando si consiglia agli europei di aprire le loro porte ai rifugiati non sanno cosa stanno promuovendo. Sostengono delle cose, citando il vangelo o l’insegnamento di Gesù, che sono semplicemente irreali. Prima di tutto bisogna difendere la propria famiglia, la propria cultura, la propria identità e solo poi aprire le porte – come appunto aveva fatto questo continente per secoli. L’Europa è stata sempre un continente aperto, ma in questa situazione non bisogna cedere ad un’ondata che sembra un’invasione, perché nel futuro significherebbe la destabilizzazione totale.”

“L’Europa e la leadership ecclesiale non vuole sapere, rendersi conto, comprendere cosa sia l’islam. Se ne costruiscono un’immagine favorevole e sostengono che ciò sia quello ’vero’, ma non è così. Invece di ascoltate i professori di Parigi, Berlino e Oxford rivolgetevi a quei vostri fratelli cristiani che prima erano musulmani e a quelli che vivono nei paesi musulmani.”

P. Henri Boulad SJ (1931), di origine siriana, cresciuto e vissuto in Egitto, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1950, è stato ordinato sacerdote a Beirut, nel 1963. Ha studiato teologia, filosofia, pedagogia e psicologia in Libano, Francia e Stati Uniti. Dal 1979 è stato provinciale dei gesuiti in Egitto, tra 1991-1995 vicepresidente di Caritas Internationalis per l’Africa Settentrionale e il Medio Oriente. Dal 2009 è stato direttore del Centro Culturale Gesuita del Cairo. Frequenta l’Ungheria da diversi anni, dove tiene conferenze e ritiri spirituali in francese, con la traduzione ungherese. I suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Ungheria.

L’11 marzo 2017 ha tenuto una conferenza in tema di globalizzazione e cristianesimo presso il centro dei gesuiti di Budapest “Casa del Dialogo”, dove ha annunciato la sua scelta di diventare cittadino ungherese (vedi il filmato, in francese e traduzione ungherese - da 13’15”).

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