Il 16 marzo si è svolta nel Parlamento di Budapest la
cerimonia di giuramento di Padre Henri Boulad SJ, il quale ha ricevuto il
certificato di cittadinanza ungherese dalle mani del Vice Primo Ministro
ungherese Zsolt Semjén.
Padre Henri Boulad (al centro) in occasione del conferimento della cittadinanza (foto: kormany.hu) |
Gesuita alessandrino di origine siriana, Padre Boulad
ha chiarito in un’intervista le ragioni che lo hanno portato a richiedere la
cittadinanza ungherese.
“Tre sono state le ragioni. Prima di tutto perché
apprezzo moltissimo la posizione dell’Ungheria per quanto riguarda la difesa
dei valori cristiani europei e la sua posizione sulla crisi migratoria.
Considero importantissimo ogni approccio che mira a mantenere la stabilità
fisica e morale, nonché l’identità dell’Europa.
In secondo luogo perché sono stato qui tante volte
e ho imparato ad amare il paese e gli ungheresi. Al giorno d’oggi in Europa
quasi dappertutto si parla male del cristianesimo ad ogni livello, qui invece
tantissimi hanno conservato una fede solida e il coraggio di andare controcorrente.
È questo che apprezzo molto in voi.
E poi, ha anche un risvolto pratico, avere cioè la
cittadinanza europea mi aiuta nel lavoro, potendo girare più liberamente
ovunque nel mondo.”
Nel corso dell’intervista Padre Boulad ha riassunto
la sua posizione sullo stato attuale della civiltà occidentale e sui rapporti
con l’Islam.
“La globalizzazione presente va decisamente male
perché vuole cancellare l’identità stessa. E ciò per ragioni economiche e
finanziarie. È una partita giocata ai danni delle nazioni e dei paesi, mettendo
l’uomo stesso in secondo piano. Non conta la vita di centinaia di migliaia di
persone se si tratta per esempio di petrolio o di altri giacimenti preziosi. Questo
processo rende impersonale il mondo. E fare tutto questo nel nome della
democrazia e dei diritti umani non è altro che bugia e ipocrisia. Anche la libertà
di parola va bene solo finché ti adegui alla narrativa liberale, ma se non ci
stai allora non sei più un partner uguale. Un buon esempio di questo è l’uso
del temine islamofobia. Nel mondo occidentale si ritiene inaccettabile che
qualcuno critichi l’islam e viene subito tacciato d’islamofobia. Mentre, al
contrario, si va fino in fondo senza alcun controllo se si tratta di criticare
il cristianesimo o la Chiesa.”
“Il mondo occidentale è stato divorato da una
ideologia, del quale purtroppo neanche la Chiesa è rimasta immune. Quello che
oggi chiamiamo politicamente corretto non è altro che un sistema che esalta lo
straniero e il multiculturalismo. Con l’intento velato di far perdere la propria
identità alla gente. E questo è grave! Perché con gli altri puoi intrattenere un
rapporto normale solamente se rimani te stesso e anche l’altro rimane se
stesso. Se quest’equilibrio viene a cadere non possiamo più parlare di un dialogo
alla pari.”
„A scrivere e a parlare delle modalità del dialogo
con l’islam ci sono dei circoli che non conoscono questo mondo dal di dentro. Ai
quali però non piace coinvolgere quelli che invece lo conoscono. Così quando si
consiglia agli europei di aprire le loro porte ai rifugiati non sanno cosa
stanno promuovendo. Sostengono delle cose, citando il vangelo o l’insegnamento
di Gesù, che sono semplicemente irreali. Prima di tutto bisogna difendere la
propria famiglia, la propria cultura, la propria identità e solo poi aprire le
porte – come appunto aveva fatto questo continente per secoli. L’Europa è stata
sempre un continente aperto, ma in questa situazione non bisogna cedere ad un’ondata
che sembra un’invasione, perché nel futuro significherebbe la destabilizzazione
totale.”
“L’Europa e la leadership ecclesiale non vuole
sapere, rendersi conto, comprendere cosa sia l’islam. Se ne costruiscono un’immagine
favorevole e sostengono che ciò sia quello ’vero’, ma non è così. Invece di
ascoltate i professori di Parigi, Berlino e Oxford rivolgetevi a quei vostri
fratelli cristiani che prima erano musulmani e a quelli che vivono nei paesi
musulmani.”
P. Henri Boulad SJ (1931), di origine siriana,
cresciuto e vissuto in Egitto, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1950, è stato
ordinato sacerdote a Beirut, nel 1963. Ha studiato teologia, filosofia,
pedagogia e psicologia in Libano, Francia e Stati Uniti. Dal 1979 è stato
provinciale dei gesuiti in Egitto, tra 1991-1995 vicepresidente di Caritas Internationalis
per l’Africa Settentrionale e il Medio Oriente. Dal 2009 è stato direttore del
Centro Culturale Gesuita del Cairo. Frequenta l’Ungheria da diversi anni, dove
tiene conferenze e ritiri spirituali in francese, con la traduzione ungherese.
I suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Ungheria.
L’11 marzo 2017 ha tenuto una conferenza in tema di
globalizzazione e cristianesimo presso il centro dei gesuiti di Budapest “Casa
del Dialogo”, dove ha annunciato la sua scelta di diventare cittadino ungherese
(vedi il filmato, in francese e traduzione ungherese - da 13’15”).
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