È uscito più di un anno fa il libro intervista di Robert Moynihan e di Viktória Somogyi con il Cardinale Péter Erdő
Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria. La prefazione, ad opera
del cardinale Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, è stata pubblicata da
L’Osservatore Romano il 6 settembre 2015. Qui ne riportiamo l’introduzione, a
firma di Robert Moynihan.
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ROBERT MOYNIHAN – VIKTORIA SOMOGYI
La fiamma della Fede
Un dialogo con il cardinale Péter Erdő
Prefazione di Angelo Card. Sodano
Introduzione
Tutti i viaggi hanno un inizio e una fine. Il viaggio di questo piccolo volume è cominciato quattro anni fa e si
conclude adesso con questa breve introduzione che scrivo mentre alloggio per
qualche giorno presso il Metropol Hotel di Mosca, in Russia.
L’idea di realizzare un libro-intervista
con il cardinale Peter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate
d’Ungheria, prese forma a Roma nella Pasqua del 2011.
Mi era capitato di conoscere ed apprezzare
il cardinale nei primi anni del XXI secolo, intervistandolo dopo la sua nomina
a cardinale, avvenuta il 21 ottobre 2003, all’età di cinquantuno anni. In quel
momento era il più giovane porporato della Chiesa cattolica.
Lo avevo incontrato anche a Budapest per
intervistarlo a seguito della sua elezione a presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d’Europa, nell’ottobre del 2006, incarico che lo aveva
reso uno dei leader ecclesiastici più illustri in Europa.
Era la primavera del 2011 quando, dopo un
nostro incontro in Vaticano, iniziammo a camminare per Via della Conciliazione.
Con noi c’era una mia collega, Viktoria Somogyi, giornalista ungherese che
lavora per Radio Vaticana. Mentre passavamo accanto ai bar e alle librerie che
costellano quell’ampia strada, discutevamo di questioni riguardanti la Chiesa.
Ci fermammo di fronte alla vetrina di una libreria nella quale erano in mostra
i volumi di Benedetto XVI, così come di molti altri vescovi e teologi. In quel
momento ci venne l’idea inaspettata di scrivere un libro insieme. Pensammo subito
che sarebbe potuto risultare interessante condividere con altri la piacevole
esperienza vissuta ogniqualvolta incontravamo e parlavamo con Erdő, diffondere
la sua conoscenza della storia europea e della Chiesa e la sua analisi
esauriente e precisa, alla stregua dei raggi X, delle varie questioni che
interessano la vita della Chiesa oggi.
Ritenevamo che in questo modo avremmo
potuto presentare ad una platea internazionale il cardinale, come un leader cristiano riflessivo e istruito,
proveniente da una piccola nazione, l’Ungheria, relativamente poco conosciuta e
un po’ isolata per via della sua lingua.
Il Card. Erdő con Papa Benedetto XVI |
“Possiamo sederci a un tavolo per un’ora
ogni mese, e in pochi mesi avremmo materiale per un libro”, dissi. “Meglio
ancora se potessimo parlare per due o tre giorni, diverse ore al giorno...”.
“Molto bene”, rispose il cardinale Erdő.
“Vieni a trovarmi a Budapest. Puoi alloggiare nella residenza episcopale,
mentre io ti mostrerò un po’ della città e del Paese, e potremo parlare
liberamente”.
Con Papa Francesco |
Nell’estate del 2011 volai a Budapest –
Viktoria a causa di impegni a Radio Vaticana non poté partecipare – e in
quattro giorni coinvolsi il cardinale in circa trenta ore di conversazione
registrata. L’intervista è stata poi trascritta, raggiungendo una lunghezza
pari a due volte questo libro. Il testo è stato successivamente predisposto per
la pubblicazione, e durante questa fase la partecipazione di Viktoria Somogyi,
con la sua conoscenza della storia dell’Ungheria, della lingua e del contesto
ungheresi è stata particolarmente importante. Il lavoro ha subito dei ritardi
in parte a causa degli eventi drammatici del 2013, quando Papa Benedetto si
dimise e venne eletto come suo successore Papa Francesco, in parte a causa di
alcuni problemi di salute che non hanno consentito di completare il progetto fi
no alla primavera del 2015.
Chiaramente l’intervista è stata
rilasciata molto prima che Erdő venisse nominato da Papa Francesco Relatore generale
del Sinodo sulla Famiglia (ottobre 2014 e ottobre 2015); pertanto non compaiono
quesiti riguardanti il Sinodo e il ruolo del cardinale in quell’Assise, ma
l’intervista include numerose domande e risposte sulle grandi sfide che le
famiglie si trovano ad affrontare nel mondo contemporaneo.
Se c’è stato un “fulcro” della
conversazione, questo è stato di certo la domanda su cosa significhi essere un
cristiano, un seguace, un discepolo di Cristo, o cosa voglia dire, o possa voler
dire per una persona del nostro tempo, credere o “avere fede” in Cristo.
In questo senso il volume è
“Cristo-centrico” o “fede-centrico”, un libro incentrato sulla “fiamma della fede”,
nel tentativo di capire come una persona, specialmente nell’epoca moderna, si
avvicini alla fede e cosa questo comporti nella sua vita e nella sua visione del
mondo.
Con il Patriarca Bartolomeo I |
Questo libro analizza quindi la dinamica
dell’esplorazione e della scoperta spirituale, della vocazione, dell’impegno.
Può aiutare pertanto chi intraprende un cammino di fede, con tutte le
difficoltà e i dubbi che possono essere parte di questo viaggio.
Per tale ragione il libro inizia con una
sezione biografica. In
primis ho rivolto al
cardinale delle domande sulle sue memorie più remote, sulla sua infanzia in un’Ungheria
che era parte del “Blocco orientale”. I primi ricordi del cardinale lo
riportano al 1956, quando aveva circa quattro anni e i carri armati sovietici
passavano per le strade di Budapest lanciando granate e infine la disperata
Rivoluzione Ungherese, che non ebbe successo ma provocò sofferenza e
distruzione.
Il cardinale ha ricordato i proiettili che
dalla strada attraversarono il suo appartamento, i suoi nonni che esortavano i
bambini a correre giù per le scale per mettersi al sicuro, e poi la granata che
colpì la biblioteca di suo padre, distruggendo e bruciando tutti i suoi libri.
Il Card. Erdő con il Patriarca Kirill |
Qui c’è una chiave della personalità e
della vita di Erdő: egli amava quello che lui e la sua famiglia avevano perso.
Amava i libri. Anni più tardi, Erdő ha studiato diritto canonico e ha trascorso
molto tempo a lavorare con i manoscritti presso la Biblioteca Vaticana. Durante
il mio soggiorno a Budapest, arrivava ogni giorno un pacco da varie parti
d’Europa contenente un libro particolare, di valore, spesso del 1500 o del 1600.
“Questo andrà nella nostra biblioteca”, mi diceva il cardinale, illustrando il
suo tentativo di costituire una collezione di pregio di libri antichi, utile
per i secoli a venire. Spiegava poi dove era stato stampato il libro, da quale
tipografi a e l’importanza di quello stampatore nella storia intellettuale
d’Europa. Non ho mai incontrato un uomo con una conoscenza così dettagliata e
profonda della storia della stampa europea. Avendo visto suo padre perdere la
propria biblioteca nel 1956, Erdő aveva iniziato a nutrire un amore per lo
studio e il desiderio di riparare a quella perdita, e ancora oggi continua a
ricostruire la biblioteca di suo padre, in un altro posto e su basi differenti,
ma con la stessa dedizione e lo stesso amore.
Erdő è quindi un uomo del “centro”
dell’Europa, ma ancor più un uomo nel “cuore” dell’Europa. Egli rappresenta il
meglio che la tradizione europea possa offrire: apprendimento, conoscenza,
studio, riflessione, chiarezza di pensiero, saggezza. Ed è un uomo il cui desiderio
di preservare ciò che è stato tramandato include il desiderio di conservare
quella “fiamma della fede” che è sorgente del più grande dei traguardi
dell’Europa: il trionfo della giustizia sociale, l’impegno nella difesa dei
diritti umani, la ricerca della pace e di organismi di pace che indichino vie
politicamente percorribili fra le nazioni.
Consegna del Dottorato Honoris Causa al Patriarca Shenouda III |
La sorgente dei traguardi dell’Europa è
quella “fiamma della fede” che fu accesa nella vita di questo sacerdote,
vescovo, cardinale. Quando infatti gli chiesi quale fosse stato il giorno più
felice della sua vita, mi rispose che era stato quello della sua ordinazione
sacerdotale.
Dalla vita personale di Erdő, il libro
procede quindi fino alla sua comprensione della fede e di come quella fede
possa essere vissuta nel mondo odierno, complesso e “post-cristiano”. In un
mondo “globalizzante”, nel quale la tecnologia ha cambiato il modo in cui gli
esseri umani comunicano e si relazionano fra di loro, annientando, per così
dire, lo spazio ed il tempo, e consentendo un contatto virtuale istantaneo
senza confini, qual è il ruolo della nazione? Cosa vuol dire essere
“ungheresi”, o “italiani”, o “americani”, in un mondo “globalizzante”?
L’universalità della Chiesa cattolica
romana, il fatto che la Chiesa sia presente in ogni nazione ma non sia limitata
a nessuna nazione, le ha in apparenza garantito una preparazione per questo
mondo “globalizzato”. Il problema oggi, comunque, non è tanto
come essere “universali”, quanto piuttosto come salvare la “particolarità”.
Quando esaminiamo questioni globali e ci muoviamo verso un “consenso globale”
su molti temi, come manteniamo il rispetto per quegli elementi “particolari”
che sembra stiano scomparendo, quelle “caratteristiche nazionali” che talvolta
sono solo di superficie e possono essere quindi abbandonate, ma talvolta sono
essenziali e necessitano di essere difese e preservate? Il cardinale discute
questi temi con grande premura ed equilibrio, in una maniera che potrebbe rivelarsi
utile per quanti stanno affrontando le sfide di questo mondo “globalizzante”.
Con il Patriarca Teophilos III |
Erdő è uno dei cardinali più rispettati
dai vescovi europei. Per due volte è stato eletto presidente del Consiglio
delle Conferenze Episcopali d’Europa, carica che mantiene ancora oggi.
Il cardinale Erdő si è inoltre distinto per
il suo desiderio di unità della Chiesa. Provenendo dall’Ungheria, Paese in cui
c’è sempre stata una presenza significativa di cattolici e protestanti, dove
vive una numerosa comunità ebraica e che vanta una lunga storia di relazioni
con la Turchia islamica, Erdő è stato sempre incline, per natali ed educazione,
al dialogo ecumenico. In Europa, inoltre, è il leader del dialogo fra i cattolici e gli
ortodossi, che negli ultimi otto anni ha visto svolgersi quattro Forum
Cattolico-Ortodossi, in cui sono stati discussi importanti temi riguardanti la
società e la famiglia.
Mentre Viktoria ed io stavamo lavorando
alla versione finale di questo libro e riascoltando le molte ore di intervista
registrata, rimanemmo nuovamente colpiti dal fatto che Erdő dialogava senza il beneficio delle note. Parlava a memoria e in maniera magistrale
della storia dell’Ungheria e della storia del diritto canonico. Parte di quel
materiale, alla fi ne, è stato tagliato, ma ciò che resta off re ancora una
prova della immensa cultura di Erdő. Il cardinale fa parte di quella rara specie
di intellettuali europei che hanno approfondito la storia, le scienze naturali,
la politica e le arti: un vero “européer”, nel senso di
qualcuno che ha acquisito una vasta conoscenza della cultura europea, molto
esperto, una persona con un orizzonte assai ampio, di larghe vedute come i
grandi intellettuali europei – Goethe, Thomas Mann e molti filosofi –
mantenendo sempre “la fiamma della fede”. In questo senso, incontrando Erdő si
incontra allo stesso tempo uno dei principali intellettuali europei dei nostri
giorni e un uomo dalla genuina fede cristiana, in un’epoca apparentemente poco
propizia per la fede, almeno nell’ambito della classe intellettuale.
Desidero ringraziare don Giuseppe Costa e
don Giuseppe Merola della Libreria Editrice Vaticana per il loro supporto
durante la preparazione di questo libro. Vorrei inoltre ringraziare Luca Caruso
per il suo aiuto nella revisione del testo finale. I miei ringraziamenti vanno
anche a Viktoria Somogyi per il suo contributo nell’editing del testo e per aver accompagnato il
percorso del libro dall’inizio alla fi ne.
ROBERT MOYNIHAN
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