domenica 9 febbraio 2020

Ungheria e Santa Sede: 30 anni fa iniziava un nuovo capitolo

Sigilli sull'accordo Ungheria-Santa Sede (1990)
Il sigillo ungherese (v. sinistra) reca ancora lo stemma comunista
mentre la denominazione della forma di stato è stata già cambiata
da Repubblica Popolare in Repubblica

Trent’anni fa, il 9 febbraio 1990 veniva firmato, dal Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato e dal Primo Ministro Miklós Németh, l’accordo tra l’Ungheria e la Santa Sede sul ristabilimento delle relazioni diplomatiche.
Il giorno prima ad Esztergom il Cardinale Casaroli ed il Cardinale László Paskai, Primate d’Ungheria offrirono una S. Messa in suffragio del Cardinale Mindszenty (le cui spoglie allora si trovavano ancora a Mariazell). Dopo la firma dell’accordo il Cardinale Casaroli celebrò una S. Messa anche a Budapest, nella Basilica di S. Stefano, in presenza del Primo Ministro e di alte cariche dello Stato.
L’accordo del 9 febbraio 1990 ristabiliva le relazioni diplomatiche e determinava che esse venissero curate da un Nunzio a Budapest e da un Ambasciatore presso la Santa Sede. Prendeva atto che “le questioni riguardanti la Chiesa sono ora regolate sia dal nuovo Codice di Diritto Canonico sia dalle norme della nuova legge sulla libertà di coscienza e di religione e sulle Chiese”. Dichiarava altresì essere superate ed abrogate le intese parziali del 1964. (Per il testo vedasi qui – pdf)
Le firme apposte all'accordo Ungheria-Santa Sede del 9 febbraio 1990
L’atto solenne, celebrato sotto sotto la cupola del Palazzo del Parlamento di Budapest, non fu solamente uno dei momenti emblematici del cambio di regime in Ungheria ma anche una tappa fondamentale della riconquista della libertà religiosa dopo i decenni della dittatura ateista. Occupa tuttora un posto di rilievo tra i diversi accordi sulle relazioni diplomatiche bilaterali, in quanto fu considerato subito quale pegno di una nuova era.
Il 25° dell’avvenimento fu celebrato cinque anni fa con due convegni di taglio storico, uno nel Parlamento di Budapest, il 14 aprile 2015, l’altro presso l’Accademia d’Ungheria in Roma, il 12 giugno dello stesso anno. Gli atti dei due convegni, pubblicati l’anno successivo sia in ungherese che in italiano, offrono una sintesi degli ultimi cento anni delle relazioni tra l’Ungheria e la Santa Sede.
Medaglia coniata in ricordo della firma dell'accordo del 1990
“In memoriam ralationum diplomaticarum inter Sanctam Sedem et Republicam Hungaricam“
Quest’anno, infatti, ricorre anche il centenario dell’apertura a Budapest della prima Nunziatura Apostolica dei tempi moderni. L’Ungheria, divenuta indipendente dall’Austria dopo la Grande Guerra, cercò sin da subito un dialogo con la Santa Sede, ma a causa delle turbolente vicende di quel periodo, lo scambio di diplomatici poté avvenire solo nell’estate del 1920.
Anche quella volta, però si parlò di ripresa delle relazioni, in quanto vi fu la consapevolezza che i rapporti tra Ungheria e Sede Apostolica fossero ben più antichi. Il primo “ambasciatore” ungherese mandato a Roma fu l’Abate Asztrik, il quale nell’anno 1000 richiese da Papa Silvestro II la corona regale per il sovrano magiaro (Santo) Stefano. Egli, grazie a questo riconoscimento, poté “inserire la nostra Patria nell’Europa cristiana”, come ricordato dall’odierna Legge fondamentale ungherese.
Si potrebbe dire, pertanto, che l’identità dell’Ungheria come nazione cristiana sia strettamente legata ai suoi rapporti con il Successore di Pietro.
È significativo che la visita in Vaticano del Presidente dell’Ungheria János Áder, prevista per il 14 febbraio prossimo, coincida con il 30° anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede.
Il Papa consegna la corona all'inviato di Santo Stefano
(Epitaffio di Silvestro II, Basilica Lateranense)


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