Il 43.mo
anniversario della morte del Cardinale József Mindszenty, Primate d’Ungheria, è
stata commemorata con la Santa Messa celebrata dal Cardinale Beniamino Stella,
Prefetto della Congregazione per il Clero, nella Basilica di Santo Stefano
Rotondo al Celio.
Una
trentina di sacerdoti ungheresi e di altre nazionalità ha concelebrato con lui,
tra i quali Mons. Irynej Bilyk vescovo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina,
Mons. Tamás Tóth, Rettore del Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese e P.
Stefan Dartmann, Rettore del Pont. Collegio Germanico-Ungarico e Mons. László
Németh responsabile pastorale degli ungheresi in Italia. Hanno assistito al
rito diversi Ambasciatori e diplomatici accreditati presso la Santa Sede.
L’Ambasciatore
d’Ungheria presso la Santa Sede Eduard Habsburg-Lothringen ha salutato i
presenti ricordando che l’evento era promosso in collaborazione tra le diverse realtà
ungheresi dell’Urbe, compreso il Collegio Germanico-Ungarico cui la chiesa
stessa appartiene e i cui seminaristi hanno svolto l’assistenza liturgica.
Il sacro
rito è stato solennizzato dai canti del Coro della Cattedrale di Kalocsa, millenaria
arcidiocesi dell’Ungheria centrale. Guidato dalla Sig.ra Ilona Zsebics e
accompagnato all’organo dal maestro di cappella Mons. Vilmos Leányfalusi il
coro ha eseguito la Missa tertia di Lajos
Bárdos (1899–1986), e altri canti liturgici di autori ungheresi, come Ferenc Liszt
(1811–1886), Sándor Szokolay (1931–2013) e Ferenc Kersch (1853– 1910).
Il Cardinale
Stella ha iniziato la sua omelia rievocando con viva emozione quanto la figura
del Card. Mindszenty ha significato per lui: “tanto è stato il bene che ho
ricevuto, specialmente negli anni della mia giovinezza, dalle testimonianze
sacerdotali come la sua”. Quella del Servo di Dio è stata infatti, “una vita sacerdotale
esemplare, spesa nell’amore della Chiesa e offerta generosamente, come quella
di Gesù Buon Pastore, per il Popolo Ungherese”. Ha proseguito sottolineando che
“questa costante fedeltà nella preghiera, che trovava il massimo della sua
espressione nella Celebrazione dell’Eucaristia ed era corroborata da una
straordinaria disciplina personale e dall’esercizio eroico di molte virtù, lo
spingeva a vivere un amore speciale verso il Popolo di Dio, con il quale
solidarizzava in tutto, sentendosi parte della sua travagliata vicenda e non
riservando mai per se stesso un trattamento speciale.” E ha concluso dicendo: “questa sera, uniti nella preghiera e guardando al futuro
delle nostre Chiese, dell’Ungheria e dell’Europa, possiamo dire che,
nell’eroica testimonianza del Cardinale, “risplende
l’onnipotenza di Dio che sempre consola il suo popolo, aprendo strade nuove e
orizzonti di speranza (Papa
Francesco, Udienza Generale 24 settembre 2014)”.
Il testo completo dell’omelia è stato pubblicato su L'Osservatore Romano.
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