Dopo sessant’anni,
secondo le sue ultime volontà, riposano finalmente nella terra natia i resti
mortali di János Esterházy (1901-1957), politico martire ungherese della
Cecoslovacchia, morto nelle prigioni comuniste per la sua fede e per la sua comunità.
Le
ceneri di Esterházy erano state sepolte nella fossa comune dei prigionieri
politici del Cimitero di Motol a Praga, e solo una decina di anni fa è stato
possibile individuarle, grazie al Principe Karel Schwarzengberg, ministro degli
esteri ceco di allora. L’urna, con i resti presi dalla fossa comune è stata ora
collocata nel mausoleo appositamente costruito da un cittadino privato, suo
devoto, il Sig. Boldizsár Paulisz nella sua tenuta a Dolné Obdokovce (in ungherese Alsóbodok) in Slovacchia.
Il pomeriggio del 16 settembre 2017 la messa in
suffragio è stata celebrata da Mons. Marek Jędraszewski, arcivescovo di Cracovia, assieme agli ordinari
militari di Slovacchia e di Ungheria, Mons. František Rábek e Mons. László Bíró, nonché al Vicario Generale della Diocesi di Nitra,
Mons. Zoltán Ďurčo. Dalla
Repubblica Ceca ha partecipato Padre František Lízna S.I., devoto di Esterházy, alla cui intercessione attribuisce la propria
guarigione da una grave malattia.
S. Messa celebrata dall'Arcivescovo di Cracovia ad Alsóbodok (foto: Magyar Kurír) |
Dopo la
messa l’Arcivescovo Jędraszewski ha benedetto la cappella dell’Esaltazione della Santa Croce, nella
cui cripta l’urna di János Esterházy è stata deposta. Un piccolo museo è stato
pure inaugurato con cimeli e oggetti personali salvati dall’antico palazzo
degli Esterházy di Nyitraújlak (Veľké Zálužie,
Slovacchia), devastato alla
fine della guerra mondiale, dove il politico martire visse fino al suo arresto.
La cappella della S. Croce con il mausoleo di Esterházy (foto: hirek.sk) |
Presenti
pure i membri della famiglia dell’Esterházy: sua figlia, la Contessa Alice
Esterházy-Malfatti, e suo nipote Giovanni Malfatti che nel suo saluto ha testimoniato
come la fede di suo nonno sia un esempio da seguire nella propria vita,
auspicando che, assieme alle ceneri anche la spiritualità di János Esterházy
sia presente nella sua comunità. Ha ringraziato, inoltre, il Signor Paulisz, il
quale ha voluto realizzare la cappella-mausoleo, rendendo possibile la
traslazione dei resti.
Alla cerimonia,
organizzata da due associazioni ungheresi della Slovacchia, hanno presenziato le
rappresentanze di numerose associazioni di diversi paesi, e migliaia di fedeli
e pellegrini dalla Slovacchia, dall’Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla
Polonia.
Alice Esterházy-Malfatti, Giovanni Malfatti e Mons. Marek Jędraszewski nella cappella (foto: hirek.sk) |
Il
presidente del parlamento ungherese On. László Kövér nel suo messaggio scritto:
“Se noi, ungheresi e slovacchi, cechi e polacchi assieme agli altri popoli dell’Europa
Centrale, dal Baltico ai Balcani, non riusciremo a superare, nello spirito
della riconciliazione nazionale e della giustizia, la vecchia regola dell’esclusivismo
nazionale, per cui ‘il tuo eroe è il mio nemico’, allora nel futuro tutti noi e
la stessa Europa Centrale ne saremo vittime.”
Gli ha
fatto eco la Signora Dagmar Babčanová, già ambasciatore della Repubblica Slovacca
presso la Santa Sede, che ha indicato in János Esterházy “un tesoro comune ed
un esempio da seguire sia per gli ungheresi che per gli slovacchi”.
Ha
inviato un saluto il sottosegretario Jaroslaw Szarek, Presidente dell’Istituto Polacco per la
Memoria Nazionale (Esterházy è stato, infatti, polacco per parte materna),
nonché il vescovo protestante emerito della Slovacchia, Géza Erdélyi, il quale
ha esortato i presenti “a pregare assiduamente, affinché la sua Chiesa, della
quale Esterházy rimase figlio fedele sino alla fine, proceda alla sua
beatificazione”.
Nessun commento:
Posta un commento