Medaglia per il V anniversario della Legge fondamentale opera di László Szlávics jr. (penzvero.hu) |
I valori
cristiani
nella nuova Costituzione ungherese
nella nuova Costituzione ungherese
Uno strumento giuridico in grado di sostenere il rinnovamento sociale e morale
Quando, circa sette mesi fa, ho avuto il privilegio di presentare le
lettere credenziali come Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, Benedetto
XVI non ha mancato di sottolineare che «la fede cattolica fa senza dubbio parte
dei pilastri fondamentali della storia dell’Ungheria». Prendendo poi atto dei
progetti del Governo ungherese di elaborare una nuova Costituzione, ha voluto
esprimere l’auspicio che essa «sia ispirata ai valori cristiani, in modo
particolare per quanto concerne la posizione del matrimonio e della famiglia
nella società e la protezione della vita» (Cfr. Discorso per le lettere
credenziali dell’Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede, 2 dicembre
2010).
Incoraggiato dalle parole di Benedetto XVI credo non sia senza interesse
illustrare brevemente come la nuova Costituzione ungherese, promulgata dal
Presidente Pál Schmitt proprio nel Lunedì di Pasqua di quest’anno, risponda a
tali attese.
Va subito rilevata la scelta della data, carica di simbolismi, della
promulgazione: come se si volesse già rispondere all’appello, contenuto nel
Preambolo, per cui «in seguito ai decenni del XX secolo che hanno portato ad
una decadenza morale abbiamo inevitabilmente bisogno di un rinnovamento
spirituale e intellettuale». Nelle intenzioni delle autorità, la nuova
Costituzione dovrebbe servire proprio come base a questo rinnovamento. Essa
prende il posto di una costituzione, la quale, formalmente datata al 1949,
inizio degli anni più bui del comunismo, e sebbene modificata in modo decisivo
nel 1989, è stata intesa solo come transitoria.
La nuova Costituzione inizia con un’invocazione a Dio, con una formula
potenzialmente adatta a suscitare consensi, in quanto riecheggia le prime
parole dell’inno nazionale ungherese: «Dio benedici l’ungherese». Conviene
rammentare che si tratta di un inno che è rimasto tale e quale anche durante
l’ateismo di Stato.
Il Preambolo, intitolato Professione Nazionale, elenca i principi e
i valori che devono ispirare la Nazione ungherese. Non manca in esso il
riconoscimento del ruolo del cristianesimo nello sviluppo della Nazione, nonché
dell’eredità di santo Stefano, primo re d’Ungheria, che «ha dotato lo Stato
ungherese di solide basi, inserendolo nell’Europa cristiana». Allo stesso modo
si dichiara di onorare la Sacra Corona (secondo la tradizione appartenuta a
santo Stefano, che la ebbe da Silvestro II), che «incarna la continuità
costituzionale dell’Ungheria e l’unità della Nazione»: proprio ciò spiega
perché sullo stemma dell’Ungheria repubblicana figuri tale corona. Si professa
che i valori fondamentali della coesione nazionale sono la fedeltà, la fede e
la carità, che è un obbligo assistere i poveri e gli emarginati, che lo scopo
comune dei cittadini e dello Stato è la realizzazione della «vita buona», della
sicurezza, dell’ordine, della verità e della libertà.
Oltre al Preambolo anche nel resto del documento si possono riscontrare
delle disposizioni che rispecchiano una decisa scelta di valori, accogliendo
gli ultimi sviluppi internazionali in materia di diritti fondamentali, ma
accettando anche di andare contro corrente rispetto a certe tendenze europee.
La dignità della persona umana viene proclamata già nel Preambolo come
«fondamento dell’esistenza umana», per poi riconoscerne l’inviolabilità (Art.
II). La dignità della persona scaturisce dal suo essere creato ad immagine e
somiglianza di Dio, e da ciò discende anche l’obbligo della difesa della vita
umana, che pure la nuova Costituzione ungherese sancisce; «ogni uomo ha diritto
alla vita e alla dignità umana», aggiungendo che «la vita del feto va difesa
sin dal concepimento» (Art. II).
L’Articolo L dichiara che «L’Ungheria protegge l’istituto del matrimonio
quale comunità di vita tra uomo e donna, stabilita con decisione volontaria,
nonché la famiglia come base della sopravvivenza della Nazione». E poi continua
stabilendo che l’Ungheria sostiene l’impegno dei genitori, e delega la
protezione delle famiglie a una apposita legge cosiddetta «cardinale» (cioè
adottata con una maggioranza dei due terzi).
Per quanto riguarda la famiglia, le disposizioni costituzionali la
considerano come comunità naturale, nell’unità dinamica di diritti e doveri
reciproci, rispecchiando l’insegnamento della Chiesa. Viene, pertanto,
espressamente riconosciuto il diritto di ogni bambino «alla tutela e alla
protezione necessaria al suo sviluppo fisico, psichico e morale», e se «i
genitori sono tenuti a prendere cura dei propri figli minori», i figli
maggiorenni hanno, viceversa, il dovere di prendersi cura dei genitori qualora
questi ne avessero bisogno. Viene, inoltre, riconosciuto il diritto dei
genitori a scegliere l’educazione che vogliono dare ai loro figli (Art. XVI).
Vi è un’ulteriore importante disposizione a favore delle famiglie, in linea
con gli auspici di Benedetto XVI per cui «gli Stati sono chiamati a varare
politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, ...
facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto
della sua natura relazionale» (Cfr. Caritas in veritate, 44), La
Costituzione, infatti, dispone che nel caso delle persone con figli a carico
«la consistenza del contributo alle necessità comuni» va stabilita tenendo
conto dei costi del mantenimento dei figli (Art. XXX).
È ricorrente nel documento il riferimento alla sostenibilità per quanto
riguarda lo sviluppo economico, le finanze dello Stato o l’ambiente. Su
quest’ultimo punto si riconosce che le risorse naturali, come pure i tesori
culturali costituiscono l’eredità comune della Nazione ed è, pertanto, obbligo
di tutti tutelarli e conservarli per le generazioni future (Art. P). Tutti
hanno diritto alla salute fisica e psichica, che l’Ungheria promuove assicurando
l’accesso ad alimenti sani e all’acqua potabile, con l’organizzazione dei
servizi sanitari e della protezione sul lavoro, con la tutela dell’ambiente,
nonché con la promozione dell’attività fisica e dello sport (Art. XX). Siccome
tutti hanno diritto a un ambiente sano viene sancito, in linea con i principi
internazionalmente riconosciuti, che chi lo danneggia deve risarcire il danno
(Art. XXI).
Tra i diritti e le libertà fondamentali occupa un posto eminente la libertà
di coscienza e di religione. Riprendendo la formulazione internazionalmente
accettata, la Costituzione ungherese dichiara che tale diritto comprende la
libertà di scegliere o cambiare religione, nonché quella di professarla,
esercitarla o insegnarla sia individualmente che assieme ad altri, in privato o
in pubblico, attraverso atti di culto, riti o altri modi. Si conferma il
principio della separazione di Stato e Chiese (nella terminologia giuridica
ungherese si parla di Chiese per designare le varie confessioni religiose)
nonché l’autonomia delle Chiese. Ma la nuova norma costituzionale fa anche un
passo in avanti dichiarando che «lo Stato collabora con le Chiese per i fini
della comunità» (Art. VII). Si tratta di un impegno in linea con l’appello che
il Papa ha lanciato, rivolgendosi agli Ambasciatori l’anno scorso, per «una
laicità positiva, aperta, che, fondata su una giusta autonomia tra l’ordine
temporale e quello spirituale, favorisca una sana collaborazione e un senso di
responsabilità condivisa» (Cfr. Discorso al Corpo Diplomatico accreditato
presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno,
11 gennaio 2010).
Si può dire che con la nuova Costituzione l’Ungheria si è dotata di uno
strumento giuridico in grado di sostenere il rinnovamento sociale e morale cui
la Nazione anela da tempo, concludendo un periodo di transizione che l’ha vista
passare dalla dittatura comunista a un liberismo spesso portato agli estremi.
L’auspicio è che lo spirito di tale Costituzione possa portare i frutti sperati
nella vita della società a dimostrazione di quanto sostenuto da Benedetto XVI:
adoperarsi per il bene comune costituisce la via istituzionale, politica della
carità (Cfr. Caritas in veritate, 7).
Gabor
Győriványi, Ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede
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