Opera di Mária Törley |
È il 20 agosto che in Ungheria si celebra la festa di
Santo Stefano primo re, anche se la Chiesa universale lo commemora il 16
agosto. Le ragioni di tale differenza hanno più di nove secoli di storia.
980 anni fa moriva Santo Stefano, primo re d’Ungheria. La
sua terza leggenda, compilata a cavallo dell’XI-XII secolo (cd. Leggenda Hartvik)
riferisce che il pio transito di Stefano avvenne nella festa dell’Assunta, che
egli tanto venerava. Secondo una tradizione egli morì in una località chiamata
Bodajk, che divenne uno dei primi santuari mariani dell’Ungheria (vicino a
Székesfehérvár). Altri però ritengono che ciò sia avvenuto nei pressi di
Esztergom.
Prima della sua morte Stefano volle offrire il Paese alla
Vergine Maria con la seguente preghiera: “O
Regina del cielo e gloriosa rinnovatrice del mondo, al tuo patrocinio e alle
tue preghiere io affido la santa Chiesa con i suoi vescovi e il suo clero, e il
Regno con i suoi magnati e il suo popolo: dicendo così il mio ultimo addio,
nelle tue mani consegno la mia anima.” È per questo che l’Ungheria portava
orgogliosa anche il titolo di “Regnum
Marianum” e Santo Stefano è molto spesso raffigurato nell’atto di offrire
la corona, cioè il Paese, alla Vergine.
Cappella ungherese nelle Grotte Vaticane sullo sfondo la raffigurazione dell'offerta della corona da parte di S. Stefano alla Madonna Magna Domina Hungarorum |
La festa dell’Assunta già ai tempi di Re Stefano era
considerata in Ungheria la festa principale. Sappiamo dalla leggenda di San Gerardo (benedettino veneziano divenuto vescovo e poi martire in Ungheria) che il
re era solito festeggiare tale solennità, assieme ai vescovi del paese, a
Fehérvár (Alba Reale, Székesfehérvár), dove ha costruito una magnifica basilica
in onore della Madonna. Sempre il re soleva riferirsi al Paese come “famiglia
della Beatissima Vergine”. Sia la leggenda di Stefano che quella di Gerardo
raccontano, a proposito della devozione degli ungheresi, che essi il nome di
Maria non lo pronunciavano ma semplicemente la chiamavano Regina (il termine
tradizionale ungherese per indicare la Madonna – “Boldogasszony” – ha un tale
significato), e la festa dell’Assunta era chiamata il “giorno della regina” (cfr.
Legenda Maior: “aetiam festivitas assumptionis eiusdem
Virginis sine additamento proprii nominis ipsorum lingua regine dies vocitetur”).
Questa sua devozione per la Madonna, nonché la data della
sua morte spiegano perché la canonizzazione di Stefano sarebbe dovuta iniziare
proprio il giorno dell’Assunta. Il 15 agosto del 1083 il re di allora, San
Ladislao, e i magnati del Regno, assieme ai vescovi, si radunarono nella basilica
di Fehérvár, presso la tomba di Stefano, iniziando un digiuno di tre giorni. Al
termine del quale, provarono ad aprire la tomba, ma invano. Ascoltando il
monito di una pia suora il re mandò a liberare dalla prigionia il suo
avversario principale (il pretendente al trono Salomone), e poi ripeterono il
digiuno di tre giorni. Giunti così alla sera del 20 agosto il sarcofago di
Stefano finalmente si aprì e poterono procedere all’elevazione delle sue
reliquie, ossia alla canonizzazione.
Sarcofago di S. Stefano, conservato a Székesfehérvár (foto: turizmus.szekesfehervar.hu) |
Da allora gli ungheresi celebrarono la festa di Santo
Stefano il 20 agosto. La basilica di Fehérvár divenne il luogo dove i re
d’Ungheria venivano incoronati e una buona parte di loro lì trovò pure
sepoltura.
La basilica di Székesfehérvár nel medioevo ricostruzione ipotetica |
Della rilevanza “pubblica”, o “civile” di tale festa è
testimonianza eloquente la Bolla d’Oro, emanata da re Andrea II nel 1222. In
essa il re dichiara “che ogni anno siamo
tenuti a celebrare la festa del Santo Re ad Alba, eccetto se fossimo impediti
da affari urgenti o da malattia”. Si impegnava, quindi, a recarsi a
Fehérvár per la festa di S. Stefano. Lì doveva rendersi disponibile per
amministrare la giustizia ai richiedenti, che era una questione rilevante
poiché per buona parte del medioevo i re ungheresi non avevano una „sede”
fissa, ma si spostavano nel Pese tra i loro diversi palazzi e fortezze.
Nel 1686 il Beato Innocenzo XI estese il culto di S.
Stefano alla Chiesa universale, fissandone la festa per il giorno 2 settembre.
Avvenne, infatti, proprio quel giorno la liberazione di Buda, capitale
dell’Ungheria, dal dominio ottomano e il Papa, che tanti meriti ebbe in tale
successo, lo volle commemorare così. Questo non cambiò però, le tradizioni
ungheresi.
La Sacra Destra, venerata nella Basilica di S. Stefano a Budapest (foto: bazilika.biz) |
Nel 1771 fu la regina
Maria Teresa d’Asburgo, ad ufficializzare il 20 agosto come festa “nazionale”
degli ungheresi, disponendo il trasferimento a Buda della principale reliquia
di Stefano, la Sacra Destra. Questa insigne reliquia fu inizialmente conservata
in un monastero, chiamato, appunto della S. Destra (Szentjobb, oggi Sâniob in Romania), poi a Fehérvár. Da lì, durante
l’occupazione ottomana, venne prima trafugata in Bosnia e poi custodita dai
domenicani di Ragusa/Dubrovnik. A partire dal ritorno in Ungheria della
reliquia, divenne tradizione la processione della Sacra Destra il 20 agosto.
Nella Chiesa universale, a partire dal 1970, Santo
Stefano re d’Ungheria si commemora il 16 agosto (ossia il giorno seguente
l’anniversario della sua morte), ma ciò non ha alcuna tradizione in Ungheria
dove si continua a celebrarlo, sia civilmente che liturgicamente, il 20 agosto.
Si tratta di una festa che persino i comunisti non
riuscirono a cancellare. Ne hanno piuttosto voluto cambiare il contenuto: la
dichiararono “festa del nuovo pane” e, dopo l’approvazione della costituzione
del 1949, “festa della Costituzione” (relegando la processione della S. Destra
tra le mura della Basilica di S. Stefano a Budapest). Con il cambio di regime
il 20 agosto riacquistò il suo significato originale e la nuova Legge
fondamentale del 2011 ne stabilisce la preminenza sulle altre due feste
nazionali ungheresi.
Nell’anno 2000 anche il Patriarcato di Costantinopoli
riconobbe il culto di Santo Stefano d’Ungheria che così divenne il primo santo
latino riconosciuto dalla Chiesa ortodossa.
Icona di S. Stefano d'Ungheria, dono del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I alla basilica di Esztergom |
(A
cura di Márk A. Érszegi)